Dalla fisiologia alla psicologia: sintesi di un viaggio nell’evoluzione di una scienza. (1° Parte)

Di Giulietta Scacciati

La storia della psicologia è recente eppure molto complessa e ricca di colpi di scena. Qui vedremo, in maniera molto sintetica le principali tappe ed i principali autori che hanno portato alla nascita di questa disciplina al confine fra arte e scienza. Quasi come l’elenco di un percorso di Google Maps, toccheremo i punti di un viaggio che è iniziato in Germania sotto l’influsso della fisiologia.

Il punto di partenza è dato dallo statista tedesco Gustav T. Fechner (1801-1887), che sviluppò un programma volto alle ricerche sensoriali, con l’intento di voler dimostrare l’identità tra mente e corpo, spirito e materia. Tuttavia, è solo nell’anno 1880 nell’università di Lipsia, che possiamo trovare il luogo dove si colloca la vera nascita della psicologia scientifica con il fisiologo tedesco Wilhelm Wundt (1832-1920); che darà un carattere sistematico a tutte le ricerche svolte fino ad allora dai suoi predecessori. Egli identificò per primo nell’esperienza cosciente una serie di processi fondamentali: gli atti riflessi, le sensazioni, le immagini, i sentimenti, le emozioni e gli atti volontari. Scopo ultimo della ricerca era determinare, tramite introspezione, o auto-osservazione, gli elementi sottostanti ad i processi coscienti studiati. Riprendendo gli studi di Fechner, il filosofo Hermann Ebbinghaus (1850-1809), volle applicare il metodo sperimentale allo studio delle funzioni mentali superiori (cioè il pensiero e il ragionamento in tutte le sue forme) e della memoria, applicando le sue conoscenze in ambito matematico e statistico. Giunse così a stabilire la “curva dell’apprendimento” e le sue innovative ricerche lo spinsero a staccarsi dalla scuola di Lipsia. A questo si accompagnarono ulteriori idee innovative, come quelle del filosofo tedesco Franz Brentano (1838-1917) che portò allo sviluppo della fenomenologia, e di Oswald Külpe (1862-1915), che allontanandosi da Wundt, diede origine alla così detta scuola di Würzburg che si differenziò nelle ricerche, introducendo il metodo d’introspezione sperimentale sistematica. Si verificò così un graduale spostamento dell’attenzione sullo studio del comportamento, portando alla definitiva divisione tra fisiologia e psicologia. Si fanno spazio nel panorama della psicologia nascente le illusioni ottiche, che furono particolarmente studiate a cavallo fra ‘800 e ‘900, ed utilizzate come importante strumento per la conoscenza della mente: tra le più famose da ricordare, abbiamo la freccia di Müller-Leyer (1889) o le illusioni dette ‘ottico geometriche’ o anche la ‘cascata’ (1834) di R. Addams dove viene presentata ‘l’immagine consecutiva’. Contemporaneamente, in Russia la psicologia rimase a lungo legata alla fisiologia: da questa unione, derivarono idee e pensieri che diedero un grande impulso alla psicologia moderna. Il contributo più noto e famoso è quello del filosofo ed etologo Ivan P. Pavlov (1849-1936) che sviluppò la ricerca sui riflessi condizionati, come metafora elementare di apprendimento, in cui nel suscitare il primo stimolo se ne produceva un secondo. Formulò anche la teoria dell’adattamento degli animali e dell’uomo all’ambiente denominandola “teoria dell’attività nervosa superiore”. Di differenti vedute era invece lo psicologo sovietico Lev S. Vygotskji (1896-1934), che delineò la “teoria storico-culturale”, secondo la quale lo sviluppo della psiche, come quello del linguaggio, rappresentava l’espressione principale dell’origine sociale dell’uomo stesso. Vygotskji sarà noto solamente molti anni dopo, negli anni 60’ grazie ad una sua riscoperta, per la teorizzazione del cognitivismo.

La Gran Bretagna fu una delle terre in cui la psicologia si affermò tardi come disciplina scientifica sperimentale, perché lo studio dei problemi legati alla mente era di competenza esclusivamente filosofica: solo nel 1897, venne fondato un laboratorio di ricerca presso l’University College di Londra. Un importante contributo derivò da Francis Galton (1822-1911) antropologo e esploratore inglese, che approfondì i suoi studi sull’intelligenza dando il via alla psicometria, nel tentativo di isolare capacità tipiche del genio, e i modi di trasmetterle per via ereditaria. Successivamente Frederic C. Bartlett (1886-1969), professore di psicologia a Cambridge, approfondì lo studio sulla percezione come forma di apprendimento, la memoria come organizzazione dinamica detta ‘schema’, e il pensiero visti come processi di trasformazione dei dati. In Francia, Theodule A. Ribot (1839-1916) aprì per primo la strada alla psicologia sperimentale, fondando nel 1889 al Collège de France, il primo laboratorio: egli era fermamente convinto che nella malattia vi fosse il campo migliore per lo studio dei fenomeni patologici, dunque terreno fertile per una migliore comprensione della mente. Il contributo di Alfred Binet (1857-1911) risiede principalmente nella ideazione di intelligenza come costrutto misurabile e lo sviluppo di test, attraverso i quali creò una scala metrica dell’intelligenza per classificare gli individui, suddivisi per età, attraverso la loro capacità di risolvere una serie di prove (scala Binet). Diresse un laboratorio all’école Pratique des Hautes Ètudes, a cui gli successe Henri Piéron (1881-1964) che identificò l’oggetto d’indagine della psicologia nel comportamento. Gli anni ‘del 900 sono dominati dalla figura di Jean Piaget (1896-1980), che fu naturalista, filosofo, epistemologo e psicologo, e dallo studio dello sviluppo dell’intelligenza del fanciullo.

In questo lungo percorso attraverso l’Europa, non ci si può esonerare dall’aprire una parentesi, seppur breve e banale, su quello che nel XIX secolo fu considerato uno tra i più grandi pionieri della psicologia: Sigmund Freud (1856-1939). Egli diede un notevole impulso alla psicologia con la teoria della psicoanalisi, basata su due assunti: la patologia e l’inconscio, identificando quest’ultimo come luogo di guarigione. I contenuti in esso fissati erano ricordi e associazioni infantili legati a quello che egli definì “principio del piacere”. In un secondo momento Freud elaborò una teoria generale della personalità strutturata in tre sistemi interdipendenti: l’Es, o meglio i contenuti inconsci, l’Io, che regola l’Es e quindi le pulsioni e il Super-Io che rappresenta un codice morale che si sovrapponeva all’Io. Allievi degni di nota saranno Carl Gustav Jung (1875-1961) e Alfred Adler (1870-1937).

Varcando l’oceano Atlantico facciamo tappa in America, dove troviamo una figura di spicco nel panorama statunitense: William James (1842-1910). Lo studioso teorizzò una psicologia sperimentale riassunta nella sua opera ‘Principi di psicologia’ del 1890. L’attività psichica è considerata da James, come un “flusso di coscienza continuo”. Il primo vero laboratorio di psicologia negli Stati Uniti fu quello di Stanley Hall (1844-1924) nel 1883, tra i quali allievi ricordiamo James M. Cattell (1860-1944) che si dedicò allo sviluppo di test mentali e tecniche per misurare le differenze individuali, dopo aver conosciuto il lavoro di Galton a Londra.

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